Come (non) usare le parentesi quadre e vivere felici

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Siamo abituati ormai ai titoli civetta o fuorvianti ed allo stile del “Marketer de’ noantri” ma, sono rimasto alquanto sorpreso nel vedere che qualcuno scrive le Headlines degli articoli, nel proprio blog di vendita, in questa maniera:

[43 successi della giunta romana di cui nessuno si è accorto]

oppure

[Aspirina e Coca-Cola possono aiutarti a non diventare stupido: scopri come]

Francamente trovo questo modo di scrivere imbarazzante.

Oltre che orrendo a vedersi è anche scorretto. Le parentesi, sia tonde che quadre, hanno un uso ben preciso: servono a indicare una sospensione del discorso, per inserire una divagazione o una precisazione.

es. “Mi ha detto mio Cuggino (quello che parla coi rutti[…]) che gli Alieni hanno le squame.”

Le parentesi quadre poi possono essere usate dentro le parentesi tonde per una ulteriore specificazione o precisazione.

Non basta, ho visto che alcuni utilizzano le virgolette inglesi per racchiudere un titolo, ricordo inoltre che il punto non va messo alla fine di una Headline.

È un errore, a meno che non si tratti di un discorso diretto, ecco un esempio con tanto di parentesi al seguito:

“Quarto governo non eletto.” Di Battista continua a far girare il disco rotto (e non solo il disco)

Ma da dove arriva questo utilizzo errato delle parentesi quadre?

A quanto pare nasce dal Web Marketing Statunitense, in particolare da alcuni esperimenti di Email Marketing condotti per scoprire come cambia il tasso di apertura delle email a seconda dell’oggetto.

Ok ho capito, ma non sono usate per tutto l’oggetto, solo per specificare qualcosa che poi il lettore troverà nella mail, come ad esempio un allegato, un particolare contenuto o il brand di chi scrive.

Si tratta cioè di una precisazione, in modo che il lettore può fin da subito capire che per esempio c’è un prodotto scaricabile o un altro bonus di qualsivoglia natura, un aiuto al lettore insomma ed è del tutto lecito.

es. Non perdere questa opportunità: puoi vincere un weekend a Mosul in compagnia dei tagliagole dell’ISIS [Solo 10 posti disponibili: Affrettati!]

oppure

Scopri come il vicino insegna a tua moglie a spazzare il pavimento [Video]

è chiaro che in questa forma il lettore ha immediatamente percezione del contenuto e di conseguenza può decidere con serenità se aprire la mail.

Un po’ come fa il mio server di posta, che aggiunge ****SPAM**** all’oggetto delle mail indesiderate, è un modo per evidenziarle.

Quanto ho detto finora però è riferito solo all’Email Marketing, cosa c’entra con i titoli di un blog?

Nulla.

Però qualcuno ha deciso che Email o Blog fa lo stesso, estendendo il concetto per analogia.

Non solo, come Totò a Peppino: “Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum.” quindi tutto il titolo tra parentesi.

Sbagliato! Anche se si tratta di un blog di vendita le regole non cambiano: i titoli devono essere chiari al lettore e non devono mandarlo in confusione.

C’è una vasta letteratura riguardo alla creazione di un buon titolo sia in inglese che in italiano e non si parla mai di parentesi tranne nei casi che ho indicato.

E adesso torniamo per un attimo alla ragione per cui si sono inventati questa pratica.

Sembra che in alcuni casi ci sia stato un miglioramento del tasso di apertura delle mail che avevano l’oggetto formato in questo modo: Oggetto della mail.+[bonus]

Questo miglioramento è stato rilevato a seguito di uno split test A/B cioè sono state spedite due campagne email del tutto identiche tranne che per l’oggetto,  uno con il bonus dentro le parentesi quadre (caso A) e l’altro solo oggetto senza [bonus] (caso B).

Ripeto: solo il [bonus] tra parentesi quadre.

Se ne parla anche qui sul blog di Mailup:

http://blog.mailup.com/2015/02/email-subject-lines-tested-rules/

e qui poi troviamo l’articolo originale, dove il risultato del test è mostrato alla fine dopo una serie di interessanti considerazioni:

E la raccomandazione ovviamente è quella di testare tutto perché nulla ci dice che funzionerà anche con il nostro segmento di pubblico e nel nostro specifico settore o con il nostro oggetto.

Riassumendo: si deve schematizzare un fenomeno (in questo caso il comportamento di un utente), ipotizzare una legge che governa questo fenomeno, costruire un campione che sia rappresentativo di una popolazione e su di esso condurre un test per verificare se il fenomeno risponde a questa legge o no.

Solo dopo potremo dire se la nostra ipotesi è suffragata da una prova scientifica o no.

Tutto il resto sono chiacchiere da bar della serie “Mi ha detto mio Cuggino..”.

E per finire un piccola nota autopromozionale:

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